La Preghiera per eccellenza
IV Catechesi Di don Angelo Saraceno
I Martiri di Abitene nel 304 non esitarono a morire per celebrare
l’Eucarestia domenicale e al procuratore romano che voleva costringerli a
desistere risposero senza esitazione, senza tentennamenti “senza la Messa
domenicale non possiamo vivere” perché qui è la Parola, il Pane, il Vino, il
perdono, la fraternità, l’universale. In sintesi: qui è il Cristo condiviso.
Compito del cristiano è quindi, immergersi negli eventi e nella
storia per ricomporre il Cristo, riunendo i frammenti disseminati in ogni
persona, in ogni cultura, in ogni tempo, in ogni relazione, in ogni peccato in
ciascuno di noi..........
La vita è preghiera vivente.
L’Eucarestia
L’Eucarestia è non solo un “sacramento”, ma la vita stessa della
Chiesa perché è l’annuncio al mondo che Cristo è risorto e “se Cristo
non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la nostra
fede” (1Cor 15,14).
Di fronte a questo evento che sconvolge la vita di Dio e quella
della Chiesa, l’atteggiamento corrente spesso è tragico. L’Eucarestia, la
Messa, è trasformata in un atto di devozione privato e spesso banale.
Nella Chiesa cattolica ogni domenica si celebra l’Eucarestia, cui
partecipa una parte non rilevante del popolo dei battezzati. Eterno ritorno di
un dovere da compiere senza alcun anelito e aspettativa. Più un obbligo
giuridico, da codice canonico che un’esperienza esistenziale di vita, un
bisogno insopprimibile dello Spirito. “Finita la Messa” quasi un pedaggio da
pagare, si ritorna agli affari della vita, come prima. Nulla è cambiato, tutto
si ripete.
L’Eucarestia è il Mistero di Dio e della Chiesa, è ridotto a
pratica di devozioni e precetto obbligatorio.
Si può amare per dovere? Se l’amore fosse un dovere, nessuno
amerebbe e nessuno si sposerebbe e nessuno avrebbe figli e figlie. Si ama e
si può amare solo per amore, e per amore a perdere, non per averne una
contropartita. Certo l’amore ha dei doveri, che però ne sono le conseguenze,
mai la ragione. La maggior parte dei credenti, fa tranquillamente a meno
dell’Eucarestia domenicale e se ne va a confessarsi (oggi neppure questo)
mettendo tutto a posto dicendo di aver perso Messa.
“Partecipare
all’Eucarestia è vivere esistenzialmente la preghiera piantata nel cuore di Dio
perché il popolo convocato innalza sul mondo colui che è stato trafitto
affinchè tutti possano alzare lo sguardo su di Lui e riconoscere il dono dello
Spirito. Volgiamo lo sguardo a colui che hanno trafitto”. (Gv 19,37)
Pochi si rendono conto di cosa accade, prima, durante, dopo
l’Eucarestia.
Proviamo a capire cosa dovrebbe essere per un credente.
1) L’Eucarestia è
una convocazione dello Spirito che raduna l’Assemblea al monte della Parola
simboleggiato dell’altare, a sua volta segno di Cristo risorto.
La convocazione esige un’adesione, una
risposta perché siamo nel contesto vocazionale.
2) L’Eucarestia è la risposta alla chiamata,
alla vocazione profetica di rispondere al Dio che convoca. Nessuno prende
l’iniziativa da sé, ma rispondendo all’anelito di Dio che ha bisogno di “vederci
e sentirci” ognuno parte dalla propria situazione, dalla propria individualità
e si incammina verso “il raduno storico ed escatologico” che si realizza
attorno alla mensa imbandita, dove sono pronti la Parola, il Pane, il Vino, la
Fraternità, la Preghiera, la Storia.
Rispondendo alla
chiamata di Dio che convoca all’Eucarestia diventiamo compimento della profezia
di Ezechiele, perché a noi sono rivolte le parole del disegno di Dio: “Vi prenderò
dalle nazioni, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò nel vostro suolo. Vi
aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le
vostre impurità e da tutti i vostri idoli, vi darò un cuore nuovo
metterò dentro di voi uno Spirito nuovo, toglierò da voi un cuore di pietra e
vi darò un cuore di carne” (Ez 36, 24-26).
Si partecipa
all’Eucarestia perché simbolo e segno di questo raduno e del desiderio di Dio
di Incontrarci, Parlarci, Trasformarci.
Ogni credente
consapevole, nel giorno del Signore, rispondendo al Dio che convoca, come
Abramo, lascia la propria casa, la propria solitudine e le cose; e parte
(Gen 12,1-4) verso il luogo del raduno, nuova terra, nuova promessa dove si
compie l’evento sponsale tra Dio/sposo fremente di desiderio di “Vedere e
Ascoltare” l’Assemblea/sposa ardente di essere amata.
Amare esige tempo quando due
innamorati si preparano per incontrarsi tra di loro, essi sono così contaminati
dalla presenza, ancora assente, dell’altro che l’attesa è più passionale dell’incontro
perché la preparazione minuziosa e intensa si prende il tempo necessario
coinvolgendo tutta la gamma dei sentimenti umanamente possibili, dall’ansia al
desiderio, dalla frenesia all’immaginazione. Tutto è finalizzato alla persona
attesa che è potentemente presente prima ancora di averla incontrata. Se
avviene questo nei rapporti umani perché a Dio consacriamo gli scarti di tempo
e di energia? Pregare è come l’amore: perdere tempo per la persona amata.
3) Atto penitenziale
Nella sua
sobrietà, esso favorisce l’atteggiamento con un disporsi a celebrare degnamente
i santi misteri, ossia riconoscendo davanti a Dio e ai fratelli i nostri
peccati, riconoscendo che siamo peccatori. L’invito del sacerdote infatti è
rivolto a tutta la comunità in preghiera, perché siamo tutti peccatori. Che
cosa può donare il Signore a chi ha già il cuore pieno di sé, del proprio
successo? Nulla, perché il presuntuoso è incapace di ricevere perdono, sazio
com’è della sua presunta giustizia (cf Lc 18, 9-14 Fariseo-pubblicano). Chi è
consapevole della propria miseria e abbassa gli occhi con umiltà, sente posarsi
su di sé lo sguardo misericordioso di Dio. Sappiamo per esperienza che solo chi
sa riconoscere gli sbagli e chiedere scusa riceve la comprensione e il perdono
degli altri.
4) La Parola di Dio
proclamata diventa così la profezia rinnovata e annunziata al mondo, il Pane e
il Vino diventano i segni della fragilità e della comunione, la fraternità
assume la caratteristica di un “testamento” dichiarato e firmato davanti
all’umanità distratta da altri interessi e nella quale siamo chiamati a
ritornare per essere lievito, sale, luce in una parola testimoni.
Liturgia della
Parola
Le pagine della
Bibbia cessano di essere uno scritto per diventare parola viva, pronunciata da
Dio. È Dio che, tramite la persona che legge, ci parla e interpella noi che
ascoltiamo con fede (…). Ma per ascoltare la Parola di Dio bisogna avere anche
il cuore aperto per ricevere la parola nel cuore. Dio parla e noi gli porgiamo
ascolto, per poi mettere in pratica quanto abbiamo ascoltato. Abbiamo bisogno
di ascoltare Dio.
5) L’Omelia è un riprendere quel dialogo che è
già aperto tra il Signore ed il suo popolo, affinchè trovi compimento nella
vita. L’esegesi autentica del Vangelo è la nostra vita santa. La Parola del
Signore termina la sua corsa facendosi carne in noi, traducendosi in opere,
come è avvenuto in Maria e nei santi. La Parola del Signore entra nelle orecchie
arriva al cuore e va alle mani, alle opere buone.
Il contesto
liturgico esige che la predicazione orienti l’assemblea, e anche il
predicatore, verso una comunione con Cristo nell’Eucarestia che trasforma la
vita.
Chi fa l’omelia
deve essere conscio che non sta facendo una cosa propria, sta predicando
la parola di Gesù. L’omelia si prepara con la preghiera, con lo studio della
Parola di Dio e facendo una sintesi chiara e breve. Nella liturgia della
Parola, attraverso il Vangelo e l’omelia Dio dialoga con il suo popolo.
6)
Preghiera dei
fedeli
“Se rimanete in
me e le mie parole rimangono in voi chiedete quello che volete e sarà fatto”
(Gv 15,7).
Ma noi non
crediamo questo perché abbiamo poca fede. Ma se noi avessimo un po’ di fede,
dice Gesù, come il granello di senape, avremmo ricevuto tutto.
“Chiedete quello che volete e vi sarà fatto”.
E questo momento della preghiera universale
dopo il Credo è il momento di chiedere al Signore le cose più forti nella
Messa, le cose di cui noi abbiamo bisogno, quello che vogliamo, “Vi sarà
fatto”, in uno o nell’altro modo ma “vi sarà fatto”. Tutto è possibile a colui
che crede.
Credo Signore,
aiuta la mia poca fede. Anche noi possiamo dire: “Signore io credo, ma aiuta la
mia poca fede”. E la preghiera dobbiamo farla con questo spirito di fede.
7)
Presentazione dei
doni
Il pane azzimo sotto la specie
dell’ostia segno dell’antica Pasqua del passaggio del Signore e dei figli
d’Israele nel lasciare l’Egitto.
Nel vino l’aggiunta della
goccia d’acqua nel calice, vuole significare la nostra umanità con la vita
divina di colui che ha voluto assumere la nostra natura umana affinchè diventi
sangue di Cristo, quindi noi veniamo offerti. Inoltre il pane e il vino sono
espressione di comunione e di unità: come molti chicchi macinati e impastati
fanno un solo pane e molti acini pigiati e torchiati fanno un solo vino. Nel
pane e nel vino ognuno deve offrire se stesso per essere uniti nel corpo e
sangue di Cristo.
(Dal
Catechismo della Chiesa Cattolica)
La celebrazione dei misteri (Sacramenti)
cristiani è un Incontro nel tempo con Gesù Cristo, presente nella sua
Chiesa fino alla fine dei tempi. Il più profondo incontro con lui sulla terra è
la Messa. Quando celebriamo la Messa, veniamo attirati nell’amore di Dio,
sanati e trasformati (CCC 1076).
Durante la
celebrazione il tempo diventa tempo per Dio. La Domenica è il fulcro del tempo
cristiano in cui celebriamo la risurrezione di Cristo e ogni domenica è una
piccola Pasqua (CCC 1163-1167-1193).
Siamo Chiesa
perché nell’Eucarestia riceviamo il corpo di Cristo e veniamo di volta in volta
trasformati nel corpo di Cristo (CCC 1325).
Ogni celebrazione
eucaristica è pur sempre l’unica cena che Cristo celebrò con i propri discepoli
e al tempo stesso è l’anticipazione della cena che il Signore celebrerà con i
redenti alla fine dei tempi. Non siamo noi uomini a fare la celebrazione, ma è
il Signore che ci invita ad essa e ora è presente in essa in maniera
misteriosa. Tutte le domeniche e le feste di precetto un cattolico è tenuto
a partecipare alla Messa. Ma chi cerca davvero l’amicizia di Cristo
risponde più spesso che può all’invito personale di Gesù alla cena (1389-1417).
A dire il vero il
termine “precetto domenicale” è per un vero cristiano una parola inadeguata
almeno quanto quello di “precetto di bacio” per un vero innamorato, nessuno può
avere un rapporto vivo con Cristo se non si reca là dove lui lo aspetta: e per
questo per i cristiani la Messa è fin dai tempi antichi il “cuore della
domenica” il più importante appuntamento della settimana.
Traccia per la
condivisione
1) Passare dal
“precetto – obbligo” al bisogno dell’incontro con Cristo alla Domenica
2) Come educare ed
educarci ad una partecipazione assidua e attiva
3) Come lasciarsi
meglio trasformare dalla partecipazione eucaristica
4) Come favorire
nella quotidianità gli effetti della partecipazione alla S. Messa?
5) Altro …
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