martedì 6 marzo 2018

UN BISOGNO INSOPPRIMIBILE DELLO SPIRITO



 La Preghiera per eccellenza
IV Catechesi Di don Angelo Saraceno 

I Martiri di Abitene nel 304 non esitarono a morire per celebrare l’Eucarestia domenicale e al procuratore romano che voleva costringerli a desistere risposero senza esitazione, senza tentennamenti “senza la Messa domenicale non possiamo vivere” perché qui è la Parola, il Pane, il Vino, il perdono, la fraternità, l’universale. In sintesi: qui è il Cristo condiviso.
L’Eucarestia è la preghiera per eccellenza occorre uscire dall’isolamento egoistico dell’individualismo scoprire il senso “ecclesiale della preghiera che è coscienza di espletare una missione in risposta ad una chiamata che si consuma nel desiderio di essere “sacramento visibile” dello Spirito che ci convoca in chiesa per riconoscere lo Spirito attivo nella storia e in ogni singola persona. Ci assumiamo così il compito di andare alla ricerca della sua presenza, disseminata ovunque, portarla alla luce, adorarla e amarla.
Compito del cristiano è quindi, immergersi negli eventi e nella storia per ricomporre il Cristo, riunendo i frammenti disseminati in ogni persona, in ogni cultura, in ogni tempo, in ogni relazione, in ogni peccato in ciascuno di noi..........

La vita è preghiera vivente.
L’Eucarestia
L’Eucarestia è non solo un “sacramento”, ma la vita stessa della Chiesa perché è l’annuncio al mondo che Cristo è risorto e “se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la nostra fede” (1Cor 15,14).
Di fronte a questo evento che sconvolge la vita di Dio e quella della Chiesa, l’atteggiamento corrente spesso è tragico. L’Eucarestia, la Messa, è trasformata in un atto di devozione privato e spesso banale.
Nella Chiesa cattolica ogni domenica si celebra l’Eucarestia, cui partecipa una parte non rilevante del popolo dei battezzati. Eterno ritorno di un dovere da compiere senza alcun anelito e aspettativa. Più un obbligo giuridico, da codice canonico che un’esperienza esistenziale di vita, un bisogno insopprimibile dello Spirito. “Finita la Messa” quasi un pedaggio da pagare, si ritorna agli affari della vita, come prima. Nulla è cambiato, tutto si ripete.
L’Eucarestia è il Mistero di Dio e della Chiesa, è ridotto a pratica di devozioni e precetto obbligatorio.
Si può amare per dovere? Se l’amore fosse un dovere, nessuno amerebbe e nessuno si sposerebbe e nessuno avrebbe figli e figlie. Si ama e si può amare solo per amore, e per amore a perdere, non per averne una contropartita. Certo l’amore ha dei doveri, che però ne sono le conseguenze, mai la ragione. La maggior parte dei credenti, fa tranquillamente a meno dell’Eucarestia domenicale e se ne va a confessarsi (oggi neppure questo) mettendo tutto a posto dicendo di aver perso Messa.
“Partecipare all’Eucarestia è vivere esistenzialmente la preghiera piantata nel cuore di Dio perché il popolo convocato innalza sul mondo colui che è stato trafitto affinchè tutti possano alzare lo sguardo su di Lui e riconoscere il dono dello Spirito. Volgiamo lo sguardo a colui che hanno trafitto”. (Gv 19,37)
Pochi si rendono conto di cosa accade, prima, durante, dopo l’Eucarestia.
Proviamo a capire cosa dovrebbe essere per un credente.


1)    L’Eucarestia è una convocazione dello Spirito che raduna l’Assemblea al monte della Parola simboleggiato dell’altare, a sua volta segno di Cristo risorto.
La convocazione esige un’adesione, una risposta perché siamo nel contesto vocazionale.
2)     L’Eucarestia è la risposta alla chiamata, alla vocazione profetica di rispondere al Dio che convoca. Nessuno prende l’iniziativa da sé, ma rispondendo all’anelito di Dio che ha bisogno di “vederci e sentirci” ognuno parte dalla propria situazione, dalla propria individualità e si incammina verso “il raduno storico ed escatologico” che si realizza attorno alla mensa imbandita, dove sono pronti la Parola, il Pane, il Vino, la Fraternità, la Preghiera, la Storia.
Rispondendo alla chiamata di Dio che convoca all’Eucarestia diventiamo compimento della profezia di Ezechiele, perché a noi sono rivolte le parole del disegno di Dio: “Vi prenderò dalle nazioni, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò nel vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli, vi darò un cuore nuovo metterò dentro di voi uno Spirito nuovo, toglierò da voi un cuore di pietra e vi darò un cuore di carne” (Ez 36, 24-26).
Si partecipa all’Eucarestia perché simbolo e segno di questo raduno e del desiderio di Dio di Incontrarci, Parlarci, Trasformarci.
Ogni credente consapevole, nel giorno del Signore, rispondendo al Dio che convoca, come Abramo, lascia la propria casa, la propria solitudine e le cose; e parte (Gen 12,1-4) verso il luogo del raduno, nuova terra, nuova promessa dove si compie l’evento sponsale tra Dio/sposo fremente di desiderio di “Vedere e Ascoltare” l’Assemblea/sposa ardente di essere amata.
Amare esige tempo quando due innamorati si preparano per incontrarsi tra di loro, essi sono così contaminati dalla presenza, ancora assente, dell’altro che l’attesa è più passionale dell’incontro perché la preparazione minuziosa e intensa si prende il tempo necessario coinvolgendo tutta la gamma dei sentimenti umanamente possibili, dall’ansia al desiderio, dalla frenesia all’immaginazione. Tutto è finalizzato alla persona attesa che è potentemente presente prima ancora di averla incontrata. Se avviene questo nei rapporti umani perché a Dio consacriamo gli scarti di tempo e di energia? Pregare è come l’amore: perdere tempo per la persona amata.
3)    Atto penitenziale
Nella sua sobrietà, esso favorisce l’atteggiamento con un disporsi a celebrare degnamente i santi misteri, ossia riconoscendo davanti a Dio e ai fratelli i nostri peccati, riconoscendo che siamo peccatori. L’invito del sacerdote infatti è rivolto a tutta la comunità in preghiera, perché siamo tutti peccatori. Che cosa può donare il Signore a chi ha già il cuore pieno di sé, del proprio successo? Nulla, perché il presuntuoso è incapace di ricevere perdono, sazio com’è della sua presunta giustizia (cf Lc 18, 9-14 Fariseo-pubblicano). Chi è consapevole della propria miseria e abbassa gli occhi con umiltà, sente posarsi su di sé lo sguardo misericordioso di Dio. Sappiamo per esperienza che solo chi sa riconoscere gli sbagli e chiedere scusa riceve la comprensione e il perdono degli altri.
4)    La Parola di Dio proclamata diventa così la profezia rinnovata e annunziata al mondo, il Pane e il Vino diventano i segni della fragilità e della comunione, la fraternità assume la caratteristica di un “testamento” dichiarato e firmato davanti all’umanità distratta da altri interessi e nella quale siamo chiamati a ritornare per essere lievito, sale, luce in una parola testimoni.

Liturgia della Parola
Le pagine della Bibbia cessano di essere uno scritto per diventare parola viva, pronunciata da Dio. È Dio che, tramite la persona che legge, ci parla e interpella noi che ascoltiamo con fede (…). Ma per ascoltare la Parola di Dio bisogna avere anche il cuore aperto per ricevere la parola nel cuore. Dio parla e noi gli porgiamo ascolto, per poi mettere in pratica quanto abbiamo ascoltato. Abbiamo bisogno di ascoltare Dio.

5)    L’Omelia è un riprendere quel dialogo che è già aperto tra il Signore ed il suo popolo, affinchè trovi compimento nella vita. L’esegesi autentica del Vangelo è la nostra vita santa. La Parola del Signore termina la sua corsa facendosi carne in noi, traducendosi in opere, come è avvenuto in Maria e nei santi. La Parola del Signore entra nelle orecchie arriva al cuore e va alle mani, alle opere buone.
Il contesto liturgico esige che la predicazione orienti l’assemblea, e anche il predicatore, verso una comunione con Cristo nell’Eucarestia che trasforma la vita.
Chi fa l’omelia deve essere conscio che non sta facendo una cosa propria, sta predicando la parola di Gesù. L’omelia si prepara con la preghiera, con lo studio della Parola di Dio e facendo una sintesi chiara e breve. Nella liturgia della Parola, attraverso il Vangelo e l’omelia Dio dialoga con il suo popolo.

6)    Preghiera dei fedeli
“Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi chiedete quello che volete e sarà fatto” (Gv 15,7).
Ma noi non crediamo questo perché abbiamo poca fede. Ma se noi avessimo un po’ di fede, dice Gesù, come il granello di senape, avremmo ricevuto tutto.
“Chiedete quello che volete e vi sarà fatto”.
E  questo momento della preghiera universale dopo il Credo è il momento di chiedere al Signore le cose più forti nella Messa, le cose di cui noi abbiamo bisogno, quello che vogliamo, “Vi sarà fatto”, in uno o nell’altro modo ma “vi sarà fatto”. Tutto è possibile a colui che crede.
Credo Signore, aiuta la mia poca fede. Anche noi possiamo dire: “Signore io credo, ma aiuta la mia poca fede”. E la preghiera dobbiamo farla con questo spirito di fede.
7)    Presentazione dei doni
Il pane azzimo sotto la specie dell’ostia segno dell’antica Pasqua del passaggio del Signore e dei figli d’Israele nel lasciare l’Egitto.
Nel vino l’aggiunta della goccia d’acqua nel calice, vuole significare la nostra umanità con la vita divina di colui che ha voluto assumere la nostra natura umana affinchè diventi sangue di Cristo, quindi noi veniamo offerti. Inoltre il pane e il vino sono espressione di comunione e di unità: come molti chicchi macinati e impastati fanno un solo pane e molti acini pigiati e torchiati fanno un solo vino. Nel pane e nel vino ognuno deve offrire se stesso per essere uniti nel corpo e sangue di Cristo.






(Dal Catechismo della Chiesa Cattolica)
 La celebrazione dei misteri (Sacramenti) cristiani è un Incontro nel tempo con Gesù Cristo, presente nella sua Chiesa fino alla fine dei tempi. Il più profondo incontro con lui sulla terra è la Messa. Quando celebriamo la Messa, veniamo attirati nell’amore di Dio, sanati e trasformati (CCC 1076).
Durante la celebrazione il tempo diventa tempo per Dio. La Domenica è il fulcro del tempo cristiano in cui celebriamo la risurrezione di Cristo e ogni domenica è una piccola Pasqua (CCC 1163-1167-1193).
Siamo Chiesa perché nell’Eucarestia riceviamo il corpo di Cristo e veniamo di volta in volta trasformati nel corpo di Cristo (CCC 1325).
Ogni celebrazione eucaristica è pur sempre l’unica cena che Cristo celebrò con i propri discepoli e al tempo stesso è l’anticipazione della cena che il Signore celebrerà con i redenti alla fine dei tempi. Non siamo noi uomini a fare la celebrazione, ma è il Signore che ci invita ad essa e ora è presente in essa in maniera misteriosa. Tutte le domeniche e le feste di precetto un cattolico è tenuto a partecipare alla Messa. Ma chi cerca davvero l’amicizia di Cristo risponde più spesso che può all’invito personale di Gesù alla cena (1389-1417).
A dire il vero il termine “precetto domenicale” è per un vero cristiano una parola inadeguata almeno quanto quello di “precetto di bacio” per un vero innamorato, nessuno può avere un rapporto vivo con Cristo se non si reca là dove lui lo aspetta: e per questo per i cristiani la Messa è fin dai tempi antichi il “cuore della domenica” il più importante appuntamento della settimana.


Traccia per la condivisione
1)    Passare dal “precetto – obbligo” al bisogno dell’incontro con Cristo alla Domenica
2)    Come educare ed educarci ad una partecipazione assidua e attiva
3)    Come lasciarsi meglio trasformare dalla partecipazione eucaristica
4)    Come favorire nella quotidianità gli effetti della partecipazione alla S. Messa?
5)    Altro …


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