Terza
catechesi di don Angelo Saraceno
“Perché
digiunare?
Il Vangelo ci ricorda che nella fede valgono le stesse
logiche dell’amore. Così come uno quando è innamorato e deve stare lontano da
chi ama e per questo soffre, così è dei discepoli che quando sentono la
lontananza da Dio, da Gesù, digiunano. Non è una penitenza punitiva ma
espressiva, cioè è il tipico atteggiamento di chi perde persino l’appetito
perché sente la mancanza “dello sposo” che per noi si tradurrebbe nella
mancanza di senso.
Quando ti viene tolta la percezione del senso della
vita, quello è il tempo di digiunare, perché il digiuno sposta l’attenzione
dallo stomaco (cioè dai bisogni fisici) al cuore (cioè al bisogno di senso). E
al fondo di questa attenzione possiamo ritrovare Dio. È questo il significato
del tempo del digiuno. È l’esperienza dell’assenza dello sposo.
Davanti ad un’assenza o ad un dolore noi vogliamo
trovare modi per non sentire quel dolore e
quella assenza. Mangiamo ci abbuffiamo” per dimenticare, per non
provare, per esorcizzare.
Ma la vita spirituale è sapersi calare in questa
assenza, è saper guardare dentro quel dolore. Ma non ha senso fare questo
quando lo sposo è presente. Ciò significa che non dobbiamo imparare delle tecniche
ma dobbiamo saper riconoscere i tempi giusti.
Il digiuno è una via per imparare il discernimento non
una pratica fine a se stessa, o una buona scusa per fare dieta con motivazioni
teologiche. (Luigi M. Epicoco)
Can. 1252
Alla legge dell’astinenza sono tenuti coloro che hanno
compiuto 14 anni, a quella del digiuno tutti i maggiorenni fino al 60° anno
iniziato.
Il digiuno e l’astinenza devono essere osservati il
Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì della Passione e Morte del Signore Nostro
Gesù Cristo.
L’astinenza deve
essere osservata in tutti e singoli i venerdì di Quaresima, a meno che coincidano con un giorno
annoverato tra le solennità (come il 19 o il 25 marzo).
La legge del digiuno obbliga a fare un
unico pasto durante la giornata, ma non proibisce di prendere un po’ di cibo al
mattino e alla sera.
La legge dell’astinenza proibisce l’uso
delle carni, come pure dei cibi e delle bevande che, sono da considerarsi come
particolarmente ricercati e costosi.
Il
senso cristiano del digiuno e dell’astinenza spingerà i credenti a coltivare
una più grande sobrietà di vita, ma anche ad attuare un più lucido e coraggioso
discernimento nei confronti delle scelte da fare in alcuni settori della vita
di oggi. Ricordiamo alcuni comportamenti che possono facilmente rendere tutti,
in qualche modo, schiavi del superfluo e persino complici dell’ingiustizia:
-
Il
consumo alimentare senza una giusta regola, accompagnato a volte da un
intollerabile spreco.
-
L’uso
eccessivo di bevande alcoliche e di fumo.
-
La
ricerca incessante di cose superflue, accettando acriticamente ogni moda e ogni
sollecitazione della pubblicità commerciale.
-
La
ricerca smodata di forme di divertimento che non servono al necessario recupero
psicologico e fisico, ma sono fine a se stessi e conducono ad evadere dalla
realtà e dalle proprie responsabilità.
-
Il
ricorso esagerato alla televisione e agli altri mezzi di comunicazione che può
creare dipendenza, ostacolare la riflessione personale e impedisce il dialogo
in famiglia.
-
Il
frutto della privazione del cibo o di altri beni non deve arricchire colui che
digiuna, ma deve servire per aiutare il prossimo bisognoso.
(Il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza, Nota Episcopato Italiano n°
662/1994)
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