venerdì 9 marzo 2018

EVANGELIZZARE, TESTIMONIANZA DI VITA



IL FENOMENO DEL SECOLARISMO E LA NECESSITA’ DI UNA NUOVA EVANGELIZZAZIONE (di Emanuele Messina)
(L'intero articolo lo trovate nella pagina PDF cartella scuola responsabili -potete scaricarlo)

Si tratta di un tema complesso di cui si parla spesso con approssimazione includendovi significati diversi, essendo connesso a secolarizzazione, desacralizzazione, laicizzazione, e forse altri ancora.
    E’ buona norma partire dal nome per avvicinarsi al suo significato.
    Secolarismo proviene dalla parola latina saeculum  che significa secolo, età presente, vita mondana, tempo; l’aggettivo saecularis, significa cose di questo mondo. Ma come avviene nelle parole che ci vengono dal lontano passato, questa nel tempo è stata usata in contesti e con significati diversi.
    La parola secolarizzazione, fu coniata nel XVII secolo per indicare l’espropriazione di alcuni beni ecclesiastici, precisamente nel trattato di pace di Munster fra l’Impero e la Francia, nel 1648, a conclusione della guerra dei Trenta anni. Il termine dalla politica passò al diritto canonico per indicare l’esclusione dalla vita monastica di un suo membro. Il monaco, per motivi vari, viene restituito al secolo, viene sciolto dai suoi voti, viene secolarizzato. Alla fine del 1700, e in conseguenza della rivoluzione francese, i beni ecclesiastici furono letteralmente saccheggiati, si diceva che venivano secolarizzati, se ne appropriava lo stato.
    Nell’età moderna i termini secolarizzazione ....................... 

 o secolarismo, il più delle volte intercambiabili sono entrati nell’uso corrente della sociologia, della filosofia, della teologia, della pubblicistica.
    Via via che si è diffuso il principio di esclusione della religione, principalmente cristiana, dalla cultura, dalla politica, dalla scienza, separando l’impegno nel mondo, nel secolo, dalla vita religiosa, il secolarismo è diventato costume, ha permeato i vari ambiti del vivere sociale. Anche il Magistero con voce allarmata ha denunciato la crisi della società, connessa al secolarismo.
    Dire che il mondo, le cose create, le società hanno una loro autonomia non costituisce un problema, Il documento conciliare Lumen Gentium, al n. 36 dice: ” Le cose create e le stesse società hanno leggi e valori propri che l’uomo deve scoprire, usare e ordinare”, ma ciò non significa che le cose e la società non dipendono da Dio. Il secolarismo è la totale esclusione di Dio dal mondo, la sua insignificanza nella vita degli uomini.
   Al paragrafo 7 del documento conciliare Gaudium et spes leggiamo: “ A differenza dei tempi passati negare Dio o la religione, o farne praticamente a meno non è più un fatto insolito e individuale”. Ricapitolando possiamo dire: La chiesa e la religione da essa predicata non hanno nulla da spartire con la politica, con le sue leggi, con i suoi costumi, con la gestione del nascere o del morire, il campo in cui essa opera riguarda soltanto la coscienza, la fede, il soggetto nella sua sfera privata. Ogni intromissione della chiesa è indebita. Di conseguenza è come dire che esistono due piani: quello della sfera privata in cui ognuno si accomoda come vuole, e quello della sfera pubblica in cui i valori morali, i comportamenti, l’organizzazione politica, scolastica, ecc. non  tollerano alcun intervento della chiesa. sono  due piani separati che non possono mescolarsi. Il sacro, per il secolarismo è del tutto separato dalla realtà concreta, visibile, scientifica. Il mondo viene desacralizzato.
    Ciò che era centrato su Dio, ora si centra sull’uomo che diventa fondamento e gestore di se stesso, diventa autoreferente  e tutte le sue attività si legittimano nella mondanità sganciandosi da ogni riferimento a Dio. L’uomo vuole realizzare il suo progetto, la sua libertà a partire dalle proprie risorse. Ciò che è mondano si fa autonomo, ciò favorito dal pluralismo delle religioni che si incontrano.
   L’imperativo del secolarismo è l’emancipazione da una etica di matrice religiosa, la chiesa non si intrometta, non interferisca. Nelle cose del mondo né il Papa, né i vescovi hanno diritto di dire il proprio pensiero.
    La teologia di matrice protestante ha approfondito il tema del secolarismo distinguendo con Gogarten fra secolarizzazione e secolarismo.[1] La secolarizzazione, cosa buona, nasce dalla rivelazione biblica e cristiana; che il mondo è mondo e non Dio l’uomo lo apprende dalla Sacra Scrittura  per la quale Dio crea l’uomo e gli dà la responsabilità del mondo, che però non è la sua vera patria. La sua patria è nei cieli, pertanto l’uomo è libero dal mondo; ma l’uomo restando nel mondo non nega Dio da cui, anzi, acquisisce il senso della propria vita. Se invece l’uomo pretende di salvarsi da se stesso, attraverso la politica, la scienza, la tecnologia, ritenendo insignificante ciò che non si riferisce al mondo sensibile si ha il secolarismo, negazione di Dio.
    Il teologo Bonhoeffer scrive: “ Andiamo incontro ad un’epoca del tutto non religiosa….Ma non c’è da preoccuparsi perché se scompare la religione rimane la fede che è altra cosa: Verrà un tempo in cui la fede sarà più limpida e l’uomo più adulto”.[2]
    Non pochi autori collegano strettamente il secolarismo alla desacralizzazione del mondo, al tentativo di scollegarlo da Dio e dalla sua influenza, ma anche il progresso della scienza, il prevalere della tecnica, il ritmo frenetico della vita, il consumismo, la difficoltà del raccoglimento incidono sul fenomeno. In un mondo agricolo si realizza una stretta unione fra uomo e natura; i fenomeni naturali sono collegati ad un creatore a cui ci si rivolge per le proprie necessità; in un mondo in cui, invece, la soluzione di ogni problema è affidata alla ricerca scientifica e allo sviluppo tecnico l’uomo è tentato dall’idea di avere in mano le leggi della vita e della morte, gli strumenti per la lunga vita, la giovinezza senza termine, il dominio delle forze naturali. Il senso di onnipotenza lo registriamo nel quotidiano: una forte nevicata che andava fronteggiata ad ogni costo, un terremoto che non si è riusciti a prevedere più che ricondurli all’invincibile natura vengono ricondotti alla cattiva organizzazione che può anche esserci stata.
    Come se fra piano terreno e piano celeste si volessero interrompere le comunicazioni. Ma non è così, il sociologo americano di origine austriaca, Peter Berger nel suo libro Il brusio degli angeli scrive: “L’uomo secolare sente ancora e di nuovo il bisogno di parlare di Dio. Bisogno compresso, represso, rimosso, ma la cui vitalità trova i sentieri per farsi presente; la sofferenza, la morte, la fragilità, il limite sono tutte realtà che solo nella religione trovano il terreno adatto”.
   Certo il calo della pratica religiosa, la privatizzazione della religione, la crisi di credibilità dell’istituzione religiosa ci preoccupano. Ma come potranno le forme religiose tradizionali conservarsi in un mondo che diventa velocemente diverso?
    E’ a noi, sotto l’ispirazione dello Spirito santo che compete di inventare forme nuove che diano voce all’ansia di sacro ancora viva nel cuore degli uomini.
La chiesa che per secoli aveva legittimato il potere politico e dal quale aveva ricevuto protezione, ora  libera dalle connessioni politiche protettive,  più liberamente può svolgere la propria missione evangelizzatrice, riappropriarsi del suo mandato iniziale, parlare con libertà. Si impone una nuova evangelizzazione, una rifondazione della società in cui valori e sentimenti, passato e futuro possano continuare a parlarsi, in cui il sempre vivo messaggio di Cristo possa trovare modi e canali nuovi per parlare ai cuori. Si tratta di una impresa non facile umanamente, ma facile se condotta assieme a Cristo.
E. Messina





[1] F. Gogarten, Destino e speranza dell’epoca moderna.
[2] Bonhoeffer, Resistenza e resa.

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