sabato 21 ottobre 2017

SPUNTI DI RIFLESSIONE PER UN ITINERARIO DI FORMAZIONE - Parte Quarta

DAL COMMENTO ALLO STATUTO DI P. CASCONE 2001
BISOGNERÀ LAVORARE MOLTO NELLE DIOCESI
Parte Quarta
“Bisognerà lavorare molto nelle Diocesi per approfondire la fecondità di quest’impostazione, che imporrà a coloro che desiderano porsi al servizio del Movimento, il dovere di conoscerne bene l’essenza, la mentalità, la finalità e il metodo. Aver vissuto i “tre giorni”, infatti, non significa aver conosciuto la natura del Movimento dei Cursillos. Non è questo, d’altronde, lo scopo dei “tre giorni”. Solo dopo un congruo tempo di maturazione, vissuto nell’ultreya e nei gruppi, e dopo aver approfondito le Idee fondamentali del Cursillo in appositi corsi organizzati dalle Diocesi o dai Territori, i fratelli possono decidere di far parte della Scuola Responsabili e di porsi al servizio di tutto il Movimento.” (Dal commento allo statuto e regolamento2001 di Nando Rosato e don Mario Cascone).

In mancanza di una congrua preparazione,  sarebbe opportuno chiedere ai  fratelli che intendono far parte della Scuola di attendere un periodo di ulteriore maturazione per  un’adeguata formazione dottrinale e di metodo.
La Scuola deve essere formativa ( I Gruppi Operativi   sono dei gruppi di servizio che  mirano a valorizzare i carismi di ciascun componente del gruppo) ma soprattutto operativa (i Gruppi Operativi sono  predisposti  a realizzare le attività proprie dell’associazione) e, per questo, devono riunirsi con cadenza fissa.
La Scuola, come detto, si organizza in gruppi operativi (ossia Gruppi di Lavoro), i quali proprio per questo sono "deputati alla realizzazione delle attività associative" da portare al Coordinamento perché li armonizzi.
Da questo si può facilmente capire che  la Scuola Responsabili senza la presenza dei Gruppi operativi ed il loro buon funzionamento non può assolvere  i suoi compiti. Appare velleitario ed insensato sostenere che il Coordinamento possa sostituirsi ai gruppi operativi ossia alla scuola responsabili, appropriandosi di compiti che né lo statuto, né le Idee Fondamentali gli hanno attribuito.
I Gruppi che non possono mancare nella Scuola, sono:
1) il gruppo Scuola: costituito da fratelli che conoscono bene l'essenza e il metodo del Movimento; organizza la vita interna della Scuola, cura la formazione dei responsabili, stimola la partecipazione ai Cursillos per responsabili, alle convivenze diocesane, territoriali, nazionali ecc..
2) il gruppo Precursillo: studia il piano pastorale della Diocesi, studia e seleziona gli ambienti da "cursilizzare", stimola l’attività di precursillo;
3) il gruppo Postcursillo (o Ultreya): si preoccupa di assicurare la perseveranza dei fratelli e il buon andamento dell'Ultreya, organizza vari momenti di convivenza e le chiusure dei corsi;
4) il gruppo Segreteria: svolge il lavoro di segreteria e di documentazione, cura la corrispondenza, gli abbonamenti al notiziario, tiene i contatti con il responsabile stampa diocesano (che non dovrebbe mai mancare) territoriale e nazionale;
5) il gruppo Intendenze: promuove la raccolta di intendenze per i cursillos della Diocesi, per quelli di altre Diocesi e per le varie iniziative apostoliche; organizza momenti di preghiera, adorazioni eucaristiche, ecc..;
6) il gruppo Materiali e Finanze: organizza le "dolorose", controlla le entrate e le spese, provvede all’acquisto, alla conservazione e alla distribuzione del materiale occorrente per i cursillos e per il Movimento;
7) i gruppi speciali o eventuali: gruppo Giovani, gruppo Stampa non dovrebbero mai mancare.
LuigiMajorca


mercoledì 18 ottobre 2017

SPESSO PENSO A DON IGNAZIO SBONA



Spesso penso a don Ignazio Sbona , il sacerdote che mi è stato per anni “Maestro” di fede. Penso a don Ignazio  che mi ha fatto comprendere la bellezza della fede cristiana.  Penso a Don Ignazio, che per tanti anni ha quotidianamente consacrano il pane e il vino trasformandolo in corpo e sangue di Cristo,   Penso a don Ignazio  che pur con i suoi difetti e umanissimi limiti, si è reso partecipe delle sofferenze di tutti e che ancor oggi alla sua veneranda età (80 anni compiuti a giugno)  apre la chiesa per donare i sacramenti.  
Click to play this Smilebox slideshowL’aver lasciato la parrocchia di S. Antonio a Siracusa,  come ogni distacco ha due  dimensioni. È fonte di sofferenza, perché infrange alcune relazioni umane. Il prete che per anni è stato pastore di una comunità impara ad amarla, a costruire legami con le persone, a volte anche di bella familiarità e perfino di amicizia.
Penso a don Ignazio che  ha festeggiato il mio 25 anniversario di matrimonio partecipando alla cena condivisa con tutti i fratelli cursillisti  nel1995.   
La rinuncia – dover ‘tagliare’ per ‘ripartire’ nella piccola parrocchia di Fontane Bianche  – è anche la radice della sua identità di apostolo del Regno di Dio.
Ecco allora il secondo e più importante significato del ‘distacco’: è il segno tangibile e concreto della sua appartenenza al Signore.
La verità è che il prete appartiene’ e non ‘appartiene’ alla sua gente se non per fede. Se per un  lungo tratto della vita ha avuto come compagna di cammino la comunità dei Cursillos, sa che non è per sempre perché egli appartiene a Dio e in Lui conosce, ama e accoglie gli uomini, anche se questi ha volte lo dimenticano e lo trascurano.
Tuttavia ancor oggi scopre la capacità di rinnovarsi e di  mantenersi, anche se passano gli anni, nella perenne giovinezza di chi appartiene all’eternità di Dio.
Alle comunità dei cursillos il passaggio di don Ignazio lascia comunque un segno: è una memoria di bene, a volte è una memoria di fatica e di sacrificio. Resterà per sempre radicato in lui il ricordo dei  tanti che ha incontrato e che con la sua fede ne ha plasmato  inevitabilmente la vita.
Che il Signore illumini il suo cammino e gli dia la giusta forza per affrontarlo degnamente!
Luigi Majorca

domenica 15 ottobre 2017

SPUNTI DI RIFLESSIONE PER UN ITINERARIO DI FORMAZIONE



DAL COMMENTO ALLO STATUTO DI P. CASCONE 2001
  Parte Terza

ALCUNI CONTENUTI DELLO STATUTO 
Non è certo questa la sede per un approfondimento sistematico dei contenuti dello Statuto e della loro messa in pratica. A quest’ultimo scopo provvede il Regolamento, che è stato approvato dall’Assemblea nazionale il 28 aprile 2001 e che costituisce un tutt’uno con lo Statuto. Alcuni contenuti però possono essere messi in luce anche senza un riferimento al regolamento, perché fanno risaltare i connotati essenziali della nostra identità.
Nell’art. 1 lo Statuto recita che l’Associazione “Cursillos di cristianità in Italia” viene costituita all’interno dell’omonimo Movimento spirituale.
Quest’impostazione, che è apparsa la più corretta sul piano canonico, chiarisce che il “Movimento” è qualcosa di più ampio dell’Associazione canonicamente costituita: del Movimento fanno parte indistintamente tutti quelli che hanno vissuto l’esperienza dei tre giorni; all’interno di esso, con lo scopo di animarlo e guidarlo, viene costituita l’Associazione, che è formata da coloro i quali scelgono il Cursillo come campo specifico del proprio apostolato. Costoro di fatto sono quelli che “intendono far proprie le finalità e la metodologia dell ‘associazione e accettano di frequentare la Scuola Responsabili” (art.4). Si evince da questo che la Scuola Responsabili è come la struttura portante di tutto il Movimento, nel senso che coloro i quali la costituiscono si assumono l’onere di servire attivamente quest’opera apostolica, garantendone la guida e l’animazione. Ciò avverrà in particolare attraverso il Coordinamento diocesano, che è come la sintesi della Scuola Responsabili, essendo costituito “dal Coordinatore diocesano, dall‘Animatore spirituale diocesano, dai responsabili dei gruppi operativi e dai responsabili delle ultreyas operanti in Diocesi (art.15). Questo significa che il Coordinamento diocesano non è qualcosa di diverso dalla Scuola e dovrà anzi agire in costante armonia con essa, in particolare tramite i responsabili dei gruppi operativi, i quali sono chiamati a fare da anello di congiunzione tra quanto emerge nel loro lavoro ordinario e le decisioni assunte dal Coordinamento. (Dal commento allo statuto e regolamento2001  pag.8,9,10 Nando Rosato e don Mario Cascone).


giovedì 12 ottobre 2017

LE RICETTE DE “U LOCALE”

U PANI CO PIPI - NOTIZIE STORICHE

Il pane col peperoncino o anche detto: “ pane che brucia”

U pani co pipi era la colazione tipica che i contadini consumavano quando fuori c'era la neve, faceva freddo e ne’ cannalati (grondaie) de’ casi culavano i canni!ieri (stalattiti di ghiaccio). Un alimento che sazia e riscalda, ottimo per coloro che devono andare a lavorare la mattina presto con il freddo. U pani co pipi poteva essere integrato con altri alimenti provenienti da una cucina povera e contadina ma nutrienti e ad esempio I’ uovo, tenuto in casa o no iaddinaru (spazio creato sotto le scale esterne sfruttato anche come deposito legna), u strattu, (salsa di pomodoro lasciata asciugare d' estate al sole all'interno di grandi piatti di ceramica di Caltagirone), veniva preparato in estate moglie. Al pane venivano aggiunti: l’origano selvatico dei monti Iblei (colorito, profumato e aromatico) e il peperoncino rosso (alimento di cui i  Buccheresi facevano targo uso).

Ingredienti per 4 persone.

- I kg di pane casereccio raffermo
 - 100 gr di estratto di pomodoro
- Un It. di acqua
- Peperoncino rosso
- Origano selvatico
- Mezzo cipollotto
- 4 uova • Sale
- Olio extravergine di oliva 

Procedimento

Realizzare in una padella un soffritto con il cipollotto tritato finemente, aggiungere l’acqua e portare ad ebol­lizione.
Aggiungere l'estratto di pomodoro e farlo sciogliere, un pizzico di sale e del peperoncino rosso.
Aprire le uova rompendone il tuorlo con la forchetta avendo cura di non sbatterli poiché il liquido deve rima­nere di colore rosso con delle chiazze bianche e gialle.
Tagliare il pane a fette di 2 cm e introdurle nella padella ricoprendola interamente. Ad assorbimento del composto aggiungere un filo d’ olio e un pizzico di origano selvatico.
Il piatto è pronto per essere servito.
Lo chef consiglia di utilizzare pane casereccio raffermo preparato con lievito naturale.


Tempo di preparazione con annessa cottura: 20 minuti.

mercoledì 11 ottobre 2017

QUANDO SONO INFERMO, È ALLORA CHE SONO FORTE

Nel gruppo di Ultreya di Augusta del 9 ottobre ci siamo chiesti: quanti di noi si sono trovati ad operare gravati da mille problemi di salute, o di preoccupazioni familiari o perché inseriti in un contesto ostile?
Quale l'onere delle vertebre delle nostre ultreyas?
<Le vertebre>> sono coloro che hanno piegato il ginocchio davanti a «Dio»  e  che Iddio ebbe a riservate per sé! Al tempo di Elia erano «settemila» (1Re 19,18 cf. Rom. 11,4)...
Nelle nostre Ultreyas spesso, nella ricerca dei "lontani", ci siamo trovati ad operare in situazioni difficili o addirittura apparentemente impossibili. 
Però, ci siamo detti che per la Grazia di Dio non ci sono situazioni impossibili: Iddio può innestare di nuovo sull'olivo i rami che se ne sono staccati, e sul medesimo olivo può innestare rami tolti da un oleastro (Rom. 11,17.23s).
 Occorre solo che noi, come Paolo, facciamo onore ai nostri impegni assunti, molto di più nelle fatiche, molto di più nelle carceri, in   pericoli di rapine, in pericoli dai connazionali, in pericoli dagli stranieri, in pericoli dentro la città, in pericoli nelle zone disabitate, in pericoli sul mare, nella fatica e sotto sforzo, spesso nell'insonnia e tuttavia ogni giorno solleciti di tutti i gruppi che abbiamo avviati nei nostri ambienti (cf 2 Cor. 11,23 - 28).  
Ancora, ci siamo chiesti: "Ci trattiene forse la nostra poca salute?"
Nessuno pensi che Paolo ne avesse molta! Eppure non si era mai fermato!
Una malattia l'aveva bloccato in Galazia, ed egli ne approfittò per evangelizzare quelle popolazioni (Gal. 4,13)...
Tre volte chiese al Signore di esserne liberato, ma il Signore gli rispose:
"Ti basta la mia Grazia".
La sua forza si esplicava tutta quanta nella sua Infermità! (2Cor. 12,8-9)…
La conclusione di Paolo, che vale anche per le nostre vertebre, è stata questa: «Molto volentieri, dunque, mi glorierò delle mie infermità, affinché si stabilisca su di me la forza del Cristo! Per cui   quando sono infermo, è allora che sono forte!» (2 Cor. 12,9-10), perché «tutto posso in colui che mi rende forte!» (Filipp. 4,13)..
Luigi Majorca



lunedì 9 ottobre 2017

SPUNTI DI RIFLESSIONE PER UN ITINERARIO DI FORMAZIONE



DAL COMMENTO ALLO STATUTO DI P. CASCONE 2001

Parte Seconda
Perché bisogna rispettare le regole

L’impatto iniziale con l’articolato dello Statuto, specie in coloro che non hanno dimestichezza col linguaggio giuridico, potrebbe suscitare una sensazione di “costrizione” o di burocratizzazione. In realtà questa sensazione deve essere superata, con lo sforzo di pensare lo Statuto come uno strumento che ci permette di agire con maggiore chiarezza e sicurezza, evitando di interpretare la spontaneità come spontaneismo e la libertà d’azione come esasperato individualismo, per il quale ognuno si senta autorizzato a fare più o meno quello che vuole, pur continuando ad agire in nome e per conto del Cursillo di cristianità. Un tale atteggiamento non solo non salvaguarderebbe la fedeltà al carisma fondazionale del nostro Movimento, ma lo proietterebbe verso l’anarchia e il caos.
Dobbiamo perciò partire dalla consapevolezza che lo Statuto non porta affatto allo snaturamento del nostro carisma, ma al contrario lo difende da un tale pericolo e ne salvaguarda l’integrità anche per il tempo futuro.
Abbiamo avuto modo di chiedere un parere  al  carissimo Eduardo Bonnin, che abbiamo incontrato a Roma il 21 novembre 1999, in occasione del trentennale della presenza del Movimento nella Diocesi capitolina. Con molto piacere gli abbiamo sentito dichiarare testualmente: “Io penso che questa è una vittoria, perché abbiamo la necessità di istituzionalizzare alcune cose. Non possiamo improvvisare. Credo che attraverso la regolamentazione di alcune cose la nostra azione possa risultare a lungo andare più efficace, a patto però di tenere al di sopra di tutto lo Spirito Santo e di considerare i ‘criteri’ superiori alle ‘norme’. La Gerarchia insegna a noi laici che è importante seguire dei criteri, in modo che le norme non coartino la nostra libertà, ma ci aiutino a vivere meglio la libertà del vangelo (Dal commento allo statuto e regolamento2001, pag.4,5di Nando Rosato e don Mario Cascone)
“Lungi dal mortificare o dallo snaturare il carisma del Cursillo, lo Statuto lo difende e lo preserva da ogni possibile forma di deviazione. Esso costituisce come una sorta di carta d’identità del Movimento, nella quale sono contenuti i principi fondamentali del nostro essere e del nostro agire. Naturalmente l’articolato dello Statuto esprime questi principi con linguaggio giuridico, e quindi in modo scarno e sintetico, con un tono che talvolta potrà suscitare qualche perplessità, specie in chi non è aduso ai termini del diritto canonico. Esso contiene delle formule che devono essere necessariamente presenti in uno Statuto, le quali servono unicamente a difendere e ad alimentare la comunione al nostro interno, chiarendo quali sono le finalità che, con l’aiuto del Signore, ci prefiggiamo di raggiungere e con quali strumenti intendiamo perseguire questi scopi.”
Luigi Majorca


domenica 8 ottobre 2017

LE RICETTE DE “U LOCALE”

I ‘ntuppatieddi
 (notizie storiche).
Da ragazzini, all’ incirca all’età di dieci anni, sul finire dei temporali estivi di Agosto, si andava nelle campagne limitrofe il centro abitato per raccogliere i ‘ntuppatieddi (lumache selvatiche di media grandezza in estate il letargo, sotto la terra ricoperte e protette da una platina bianca).
Questa specie di lumaca ha un sapore unico e si possono gustare al meglio abbinandole, dopo averle bollite,ad un piatto di pasta fresca con del pomodoro.



Lumache a streca sale
Ingredienti per 4 persone.
800 gr di lumache di terra già pulite e pronte alla cottura
2 spicchi d’ aglio siciliano Sale
• Peperoncino rosso Prezzemolo Origano
• Olio extravergine.
Procedimento
Schiacciare l’aglio e farlo rosolare in padella con un filo d’olio,
aggiungere le lumache e lasciare cucinare il tutto per 10 minuti a fuoco vivace.

Terminata la cottura aggiungere un pizzico di sale, peperoncino rosso, prezzemolo e origano 


Tempo di preparazione con annessa cottura: 5 minuti 

venerdì 6 ottobre 2017

SPUNTI DI RIFLESSIONE PER UN ITINERARIO DI FORMAZIONE

DAL COMMENTO ALLO STATUTO DI P. CASCONE 2001
Parte Prima

“Una gioia che abbiamo potuto riscontrare visitando in questi anni diverse Diocesi, nelle quali la notizia del riconoscimento ufficiale del nostro Movimento da parte della Conferenza Episcopale Italiana è giunta assai gradita ed è stata considerata come 1’ esaudimento di un desiderio, che da diversi anni attendeva di essere soddisfatto. Risale almeno al 1989, infatti, la prima discussione attorno allo Statuto e il primo tentativo di elaborarne uno che non snaturasse l’essenza, la finalità e il metodo del Cursillo di cristianità, pur dovendo essere redatto con linguaggio giuridico, sulla base del Codice di Diritto canonico. Ed è sostanzialmente attorno a questo nodo problematico che si è incentrato, in questi anni, il dibattito sullo Statuto. La preoccupazione di non intaccare il carisma del nostro Movimento è stata sempre presente in coloro i quali hanno dato mano alla redazione delle varie bozze. Non è mancato d’altronde un confronto, anche vivace, tra le varie posizioni, a riprova di un sincero attaccamento al Cursillo, unito alla volontà di vederne riconosciuta la piena natura ecclesiale da parte dei nostri Pastori.
Il fatto che ci siano voluti parecchi anni per giungere all’approvazione è da salutare, in quest’ottica, come una cosa positiva, perché questo lungo cammino ha favorito una maturazione lenta e progressiva dell’idea stessa di uno Statuto e dei suoi contenuti. Tale processo di maturazione non si è ancora concluso, perché ovviamente non è facile comprendere come la natura “dinamica” ed agile di un Movimento possa quasi “costringersi” entro le coordinate giuridiche di uno Statuto. Ma proprio questo, probabilmente, è il primo punto su cui riflettere con serenità: 
lo Statuto non è una sorta di “gabbia”, che mortifica la spontaneità o coarta la nostra libertà di azione. Esso è piuttosto la garanzia della nostra identità, il punto di riferimento certo attorno al quale far ruotare le nostre decisioni e le nostre attività.” (Dal commento allo statuto e regolamento2001, pag.4,5 di Nando Rosato e don Mario Cascone).
 Ecco perché viene chiesto il massimo rispetto e l’assoluta osservanza delle norme contenute nello statuto e nel regolamento, che costituisce un tutt’uno con lo Statuto.

Luigi Majorca

mercoledì 4 ottobre 2017

SPUNTI DI RIFLESSIONE PER UN ITINERARIO DI FORMAZIONE

 I Movimenti Ecclesiali e le Associazioni
Con l'espressione associazioni e movimenti ecclesiali si intendono tutte quelle forme di vita associata, di carattere soprattutto laicale che rendono ricca e viva la Chiesa.
I Movimenti ecclesiali e le Associazioni si differenziano tra di loro.
I Movimenti Ecclesiali hanno generalmente un carattere poco formale. Normalmente nascono per il carisma di un fondatore, che solitamente ne rimane il leader fino alla morte. Sviluppano specifiche spiritualità.
I Cursillos de cristianidad è un movimento internazionale laico, fondato da Eduardo Bonin in Spagna negli anni quaranta del secolo scorso, si inseriscono in particolare nella pastorale profetica della Chiesa, configurandosi essenzialmente come movimento di evangelizzazione.
Questo movimento di livello mondiale è regolato dalle norme dettate dalle “idee Fondamentali”, oggi giunte alla loro  terza edizione.

Le Associazioni Ecclesiali, invece,  hanno una conformazione più orientata alla formalità: organi associativi articolati, metodo democratico di elezione dei responsabili, durata stabilita delle cariche associative. Sono orientate più verso compiti ecclesiali.
L’Associazione denominata “Cursillos di Cristianità in Italia” che rende il suo servizio all'interno dell’omonimo Movimento sia a livello diocesano che territoriale e nazionale ha ottenuto con l’approvazione dello statuto dalla CEI (Conferenza Episcopale Italiana)  il  riconoscimento di  "associazione privata di 
fedeli", con decreto del 18.ott.1999 a firma del Cardinale Camillo Ruini.
L’associazione, disciplinata quindi dallo statuto, ha un suo Regolamento attuativo approvato dall’Assemblea Nazionale del 27-29 aprile 2001

Bisogna tenere in debita considerazione la distinzione tra Movimento ed Associazione per  evitare di fare, come spesso avviene nelle nostre diocesi, che si faccia una grande confusione nel collocare i soggetti e gli organi dell’Associazione per mezzo dei quali il movimento vuole raggiungere il suo obiettivo. In Italia sono infatti solo all’interno dell’Associazione dei Cursillos di Cristianità i gruppi formativi ed organizzativi che guidano la vita del movimento per il raggiungimento della sua “finalità”.  

Quando infatti si parla del Coordinatore, animatore spirituale, scuola responsabili, gruppi operativi e così via,  si parla di soggetti ed organi che sono dell’associazione e non del movimento, anche se sono al servizio di quest’ultimo. 
Luigi Majorca

martedì 3 ottobre 2017

PERCHE’ TANTA PAURA


Perché tanta paura da parte nostra di dar voce alla Parola? Perché tanta falsa prudenza? Perché così poco coraggio di annunciar la Parola anche negli ambienti più ostili? Possiamo noi dormire sonni tranquilli quando dall’ovile di Cristo manca tanto gregge? C’è nel nostro cuore, come nel cuore di Paolo una “tristezza grande” ed una “sofferenza continua” (rom. 9,2) per i tanti posti vuoti nella casa del padre? Sale dal nostro cuore a Dio il desiderio e la preghiera per la loro salvezza? (Rom.10,1)
Allora, occorre che noi come Paolo facciamo onore alla nostra “diaconia” di apostoli dei lontani (Rom.11,13) “diaconi di Cristo”, per riunire i fratelli scappati di casa, che sono pur sempre i nostri fratelli, ma soprattutto per accogliere quelli che non lo sono mai stati e lo possono diventare per “la Grazia di Dio” a cui nulla é impossibile.
Il fatto, poi, che non tutti accolgono “l’annuncio” non è per Dio una ragione valida per congelare il suo piano evangelizzatore.
Per questa ultima considerazione, continua, nei gruppi dell’ultreya,  il confronto sul tema della evangelizzazione degli ambienti in previsione dei nuovi cursillos. Un confronto aperto e foriero di tante iniziative.

Luigi Majorca

domenica 1 ottobre 2017

LE RICETTE DE “U LOCALE”

Le olive nere (notizie storiche).
Nostro padre, in inverno, si alzava presto al mattino per recarsi nei campi a lavorare e nostra madre si premurava di preparare, fuori casa, a conca co luci. Veniva preparato un piccolo falò contenuto nella conca di rame dalla base semisferica con in mezzo u nozzulu o u carbuni; ultimato dal fuoco uno dei due elementi il braciere poteva introdursi nelle case.

La conca veniva inserita in un cunchiere a forma di parallelepipedo per evitare che ruotasse avendo la base semisferica e sopra si adagiava u circu, anch'esso sferico per permettere di poggiare su di esso gli indumenti da asciugare che, nel periodo invernale, era impossibile fare alla luce del sole.
Ricordiamo quando al ritorno da scuola noi fratelli ci mettevamo in cerchio con al centro il braciere per poterci scaldare e nel tardo pomeriggio, al ritorno del papà dal lavoro, consumare la merenda che consisteva in olive nere.
Si prendevano quest’ ultime e si buttavano nelle cenere calda del braciere e quando si gonfiavano, a causa del calore, venivano prese e ripulite dalla cenere strofinandole in un panno di cotone ed erano
così pronte per essere mangiate accompagnate da un pezzo di pane fatto in casa.
Veniva preparato un piccolo falò In sostituzione delle olive poteva essere preparato l’uovo che prima di essere posto sulla cenere veniva bagnato con acqua fredda
ed anch’ esso veniva accompagnato con pane di casa.
Olive nere fritte.
Ingredienti per 4 persone:
200 gr di olive nere dissalate  Aglio
Peperoncino rosso
Semi di flnocchietto selvatico
Olio extravergine di oliva

Procedimento:
Preparare un soffritto di aglio (L’aglio deve essere vestito cioè non privo, dell’ involucro naturale), aggiungere le olive e attendere qualche minuto, Quando le olive appaiono rigonfiate  aggiungere un pizzico di peperoncino  rosso, dei semi di finocchietto selvatico.
Le olive sono pronte per essere servite. Lo chef consiglia di servirle ancora calde.
Tempo di preparazione IO minuti.

Olive verdi a puddascedda
Ingredienti per 4 persone:
200 gr di olive verdi dissalate
Aglio
Menta fresca
Aceto di vino
Olio extravergine di oliva.
(variante aggiungere del peperoncino)

Procedimento.
Schiacciare le olive e condirle con uno spicchio di aglio tagliato finemente, aggiungere un pò di aceto di vino, della menta fresca e un filo di olio extravergine di oliva. Mischiare il tutto per bene e lasciare riposare. Le olive verdi a puddascedda sono pronte per essere deliziate. Lo chef consiglia di lasciarle riposare per bene e servirle il giorno dopo, possibilmente utilizzando le olive addolcite raccolte a fine Settembre.