venerdì 16 febbraio 2018

SIAMO ANCORA CAPACI DI ASCOLTARE ?


È la domanda che Gesù si è sentito rivolgere durante uno dei suoi giorni di vita pubblica nei quali attraversava le strade della Palestina annunciando il Vangelo.

LA VIVENZA.
Un giorno, mentre ero in ufficio ed avendo parecchio lavoro arretrato,  avevo deciso di non ricevere nessuno per cercare di ultimare in  giornata. Ad un certo momento si presentò alla porta dell'ufficio un nostro vecchio cliente accompagnato dal figlio. Era un uomo anziano e malato,  lo feci accomodare pensando di liberarmene al più presto per continuare il mio lavoro. Mi sottopose una questione  che non potevo risolvere poiché non era fra le mie competenze e stavo per dirottarlo dal mio collega. Ma quando lo guardai in faccia e vidi il suo volto triste, disperato e sofferente, allora tirando un sospiro gli chiesi come stesse di salute.
Mi disse che la sua malattia stava peggiorando sempre di più e che da un momento all'altro se ne sarebbe andato.
Poi aggiunse che la sua preoccupazione non era tanto la morte ma il lasciare suo figlio senza lavoro che aveva perso poco tempo prima.
Era talmente tanta la sua disperazione, che capii che qualsiasi cosa avessi detto per consolarlo non sarebbe servita e così restai in silenzio ad ascoltare con attenzione le sue vicissitudini guardandolo negli occhi.
Quando ebbe finito, mi ringraziò per averlo ascoltato, mi disse che si sentiva un po' meglio e quindi se ne andò.
 Avevo perso molto tempo ma mi sentivo felice di aver ascoltato una  persona che ne aveva bisogno.
Qualche mese dopo venne il figlio in banca, mi disse che suo padre se ne era andato, che mi mandava a salutare e che gli aveva raccomandato di rivolgersi a me, se fosse venuto in banca, perché io sapevo ascoltare chi ne aveva bisogno.
Marco

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