È la domanda che Gesù si è sentito
rivolgere durante uno dei suoi giorni di vita pubblica nei quali attraversava
le strade della Palestina annunciando il Vangelo.
LA VIVENZA.
Un giorno,
mentre ero in ufficio ed avendo parecchio lavoro arretrato, avevo deciso di non ricevere nessuno per cercare di ultimare in giornata. Ad un certo momento si presentò alla
porta dell'ufficio un nostro vecchio
cliente accompagnato dal figlio. Era un uomo
anziano e malato, lo feci accomodare
pensando di liberarmene al più presto per continuare il mio lavoro. Mi
sottopose una questione che non potevo
risolvere poiché non era fra le mie competenze e stavo
per dirottarlo dal mio collega. Ma quando lo guardai in
faccia e vidi il suo volto triste, disperato e sofferente, allora tirando un sospiro gli chiesi come stesse di salute.
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Poi aggiunse
che la sua preoccupazione non era tanto la morte ma il
lasciare suo figlio senza lavoro che aveva perso poco tempo
prima.
Era talmente tanta la sua
disperazione, che capii che qualsiasi cosa avessi detto per consolarlo non sarebbe servita e così restai in
silenzio ad ascoltare con attenzione le sue vicissitudini guardandolo
negli occhi.
Quando ebbe
finito, mi ringraziò per averlo ascoltato, mi disse che si
sentiva un po' meglio e quindi se ne andò.
Qualche
mese dopo venne il figlio in banca, mi disse che suo padre se ne era andato, che mi mandava a salutare e che gli aveva
raccomandato di rivolgersi a me, se fosse venuto in banca, perché io sapevo
ascoltare chi ne aveva bisogno.
Marco
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