Introduzione
Pregare non è facile
1)
A che serve
pregare, io credo nel Signore, lui sa tutto …
2)
Non ho tempo per
pregare.
3)
Io non so pregare
e quando ci tento mi distraggo …
4)
Prego quando ne ho voglia e vado a Messa quando
mi sento …
5)
Pregare è una
perdita di tempo.
6)
Nessuno mi ha
insegnato a pregare.
7)
A volte dico le
mie preghiere.
Prova a continuare le obiezioni aiutato dalle tue
esperienze e conoscenze …
Cercando risposte a queste difficoltà.
Tu preghi? Perché
preghi? Chi ti ha insegnato a pregare? Come preghi? Quando preghi? Hai mai
insegnato a qualcuno a pregare? È facile per te pregare?
Con le tue preghiere
è cambiato mai qualcosa.
Il pregare ti aiuta
nel vivere la tua fede?
Quali difficoltà
provi nel pregare?
Pregare è innamorarsi
Cosa significa
pregare?
La Parola di Dio ci
mette sull’avviso che la preghiera si apprende, si impara andando a scuola di
Gesù. Solo lo Spirito conosce Dio, quindi, solo coloro che hanno ricevuto lo Spirito
sanno pregare. Occorre abbandonarsi alla tenerezza dello Spirito se non
vogliamo precluderci “i segreti di Dio” cioè la sua intimità. Per entrare in
relazione con Dio, bisogna avere un rapporto stabile con lo Spirito che
ci mette in contatto con il pensiero di Cristo.
Attenti ad alcuni
rischi specie quando possiamo impantanarci nella preghiera di contrattazione
mercantile.
Gesù stesso ci aveva
infatti messo in guardia.
“Pregando non
sprecate parole come i pagani: essi credono di essere ascoltati a forza di
parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose
avete bisogno prima ancora che glielo chiediate”. (Mt 6, 7-8)
Occorre imparare a
fermarsi “a prendere tempo” con Dio che pure diciamo di amare sopra ogni
cosa. Dobbiamo interessarci di Lui indipendentemente dai nostri bisogni.
Dio come stai? Come
è andata oggi? Sei stressato anche tu, in questo mondo frettoloso che si uccide
da solo?
Molto spesso
trattiamo Dio non come un “Padre” né come un Amico, ma come un distributore
automatico.
La preghiera non è un’attività, ma uno stato interiore di
comunione/intimità tra Gesù e suo Padre, tra noi, Gesù e il Padre nostro. È
una consuetudine di dialogo affettivo e reale che si snoda lungo la vita, nella
giornata, giorno dopo giorno, ora dopo ora.
Non è un processo
psicologico emotivo, anche se questi aspetti sono presenti, ma è una dinamica
di relazione tra due persone che si conoscono, si stimano, si accolgono, si
desiderano.
Pregare è essere
presente, non per educazione ma esclusivamente perché l’altro è importante: la
persona più importante, senza la quale non si può vivere.
Spesso confondiamo
la preghiera con la recita di formule più o meno complesse che esprimono
solamente il nostro impegno psicologico di sentirsi protetti e al sicuro col
rischio che si possa confondere la preghiera con il parlare con se stessi. Ci
affidiamo alle parole perché abbiamo paura del silenzio, che è la condizione
per l’ascolto. La persona narcisistica che si parla addosso, non è capace di
ascoltarsi e di ascoltare, per cui di norma resta estranea non solo agli altri,
ma anche a se stessa.
Anche se utilizziamo
i salmi e ci serviamo della liturgia delle ore, non è detto che stiamo
pregando.
Se non sappiamo
pregare, occorre imparare a capire chi si è, a quale livello di profondità e
per quale scopo si vive e conoscere il perno attorno a cui ruota tutta la
nostra esistenza.
Essenzialità e
priorità: abbiamo mai pensato a individuarli?
Il primo passo della
preghiera è “sapere cosa vogliamo” da noi stessi, “dove siamo nel cammino della
nostra vita e nella storia della salvezza. Da questa prospettiva la preghiera è
la costante verifica di questo percorso, illimpidirsi lo sguardo per vedere
“dove” si è e “dove” si va per non correre invano, o peggio, a vuoto.
La preghiera non è
una routine che si consuma ogni giorno con le stesse modalità.
Se pregare è un
rapporto d’amore, occorre essere innamorato e, in ogni rapporto d’amore, i due innamorati devono sapere che sono
per se stessi e l’uno per l’altra, scoprirsi reciprocamente come l’uno sia la
parte migliore dell’altra. Non si può essere innamorati a orario, allo stesso
modo non si può pregare con lo scadenziario alla mano, come se pregare fosse
una tassa da pagare.
Pregare è come l’amore:
perdere tempo per la persona amata.
Lo sa bene il
profeta Geremia che, dopo essersi lasciato sedurre si allontana, pur sapendo
che soffrirà molto: “mi hai sedotto e io mi sono lasciato sedurre”. (Ger 20,7)
Pregare è vivere e
respirare la vita
Gesù prega per
mantenere la sua vita in conformità con il Padre.
Se uno prega entra
in intimità d’amore con il Signore e quando finisce di pregare non è più lo
stesso perché passa dalla preghiera d’intimità alla vita di preghiera:
egli prega vivendo, come prima viveva pregando: la vita diventa preghiera e la
preghiera è vita, come dovrebbe essere un modo particolare di vivere
l’Eucaristia.
La preghiera non fa
ripiegare mai su se stessi, non fa attorcigliare sull’io ma apre a prospettive
nuove: invita ad andare sempre oltre.
Prima di prendere
una decisione importante o nei momenti che precedono le svolte decisive della
sua vita Gesù e sempre in preghiera.
Egli prega per
chiarire a se ciò che deve fare e quali scelte compiere, quindi invita anche
gli apostoli a fare lo stesso.
Gesù prega e chiede
al Padre aiuto e chiarezza, invocando la disponibilità ad accogliere la vita,
anche se non è come vorrebbe, la preghiera diventa forza per affrontare
l’incertezza e la luce per illuminare i suoi passi.
Alla fonte c’è un incontro,
un innamoramento che esige dialogo, relazione, donarsi tempo.
Dio non ha bisogno
di nulla, Lui è la luce, sei tu ad essere illuminato, siamo noi ad aver bisogno
della sua comunione.
È Lui che mi cerca e
mi supplica di entrare in comunione con Lui per avere i suoi benefici.
La preghiera nella vita cristiana
Che cos’è la preghiera? (CCC 2558-2565)
Pregare significa rivolgere “il cuore a Dio”; quando
una persona prega, instaura con lui un rapporto vivo. La preghiera è la grande
porta che conduce alla fede; chi prega non vive più di se stesso, per se
stesso e con le proprie forze, ma sa che esiste un Dio a cui può parlare.
Un uomo che prega ha maggiore fiducia in se stesso e
in Dio: cerca già adesso l’unione con colui che un giorno incontrerà faccia a
faccia; l’impegno nella preghiera quotidiana è parte integrante della vita
cristiana e tuttavia non si apprende a pregare come si assimila una tecnica, e,
per quanto notevole la cosa possa apparire, la preghiera è un dono che si
ottiene pregando.
Perché si prega? (2566-2591)
Preghiamo perché lo desideriamo, e perché Dio ha
creato noi uomini in vista di sé: e preghiamo Dio anche perché ne avvertiamo il
bisogno.
Spesso dimentichiamo Dio, allontanandoci da Lui e
fuggendo dal suo cospetto: anche se evitiamo di pensare a Dio, anche se lo
rinneghiamo, Egli è sempre presente per noi. Egli cerca noi prima che
noi cerchiamo Lui, ci desidera e ci chiama.
Parlando con la propria coscienza si scopre
improvvisamente che si sta parlando con Dio. Se ci si sente soli e non si ha
nessuno con cui comunicare, proprio allora si scopre che possiamo sempre
dialogare con Dio.
Oppure ci si trova in pericolo e si scopre che il
nostro grido di aiuto trova risposta da parte sua: pregare è umano quanto
respirare, mangiare e amare.
La preghiera ci permette di resistere alle tentazioni
e ci rende forti nella debolezza, ci libera dall’angoscia, raddoppia le nostre
forze e aumenta le nostre energie, la preghiera ci rende felici.
Pregare rivolti a Dio può avvenire solo insieme a Dio:
non è anzitutto grazie alle nostre forze se la nostra preghiera giunge davvero
fino a lui; noi cristiani abbiamo ricevuto lo Spirito di Gesù, che desidera
essere una cosa sola con il Padre; amore totale, ascolto reciproco pieno,
perfetta comprensione mutua e completa concordia di volere.
Questo Spirito di Gesù è in noi e parla per bocca
nostra quando preghiamo. Pregare significa quindi in via di principio che, dal
profondo del mio cuore, Dio parla a Dio e che lo Spirito santo aiuta il nostro
spirito nella preghiera.
Per questo dobbiamo sempre ripetere: “Vieni o Spirito
Santo, vieni e aiutami a pregare”.
Come può la vita quotidiana essere una scuola di
preghiera? (2659)
Chi già al mattino cerca l’unità con Gesù può essere una
benedizione per quanti lo incontrano, e addirittura per i propri nemici; nel
corso della giornata ripone in Dio ogni sua preoccupazione: ha in sé e irradia
una gioia maggiore.
Nel formulare i suoi giudizi e nel prendere le sue
decisioni si domanda in che modo si comporterebbe Gesù nelle stesse circostanze;
supera l’angoscia con la vicinanza a Dio, non cede alla debolezza nelle
situazioni disperate; porta in sé la pace del cielo e la diffonde nel mondo. È
pieno di gratitudine e di gioia per la bellezza, ma sa anche sopportare le
difficoltà che incontra. Quest’attenzione per Dio è possibile anche durante il
lavoro.
Si può pregare in ogni luogo? (2691)
È molto importante che preghiamo in ogni luogo: a
scuola, in macchina, durante una festa e fra gli amici, perché tutto il mondo
dev’essere pervaso dalle “benedizioni di Dio”.
È però importante anche visitare i luoghi santi nei
quali Dio ci attende in modo che possiamo riposarci presso di Lui, e ricevere
la sua forza, la sua grazia e la sua missione. Un vero cristiano, quando entra
in una chiesa non fa una semplice visita turistica, ma rimane brevemente in
silenzio e in adorazione di Dio rinnovando la propria amicizia e il proprio
amore nei suoi confronti.
È possibile pregare in ogni momento? (2742)
Dio non si accontenta di un paio di parole al mattino
e alla sera: tutta la nostra vita deve diventare una preghiera, e le
nostre preghiere devono diventare la nostra vita.
Ogni storia di vita cristiana è anche una storia di
preghiera, un unico, lungo tentativo di una più profonda unione con Dio.
Poiché molti cristiani hanno il vivo desiderio di
essere sempre vicini a Dio col cuore, essi praticano la cosiddetta “preghiera
di Gesù” in uso da tempo immemorabile, specie nelle chiese orientali.
Essa consiste nel cercare di ripetere durante la
giornata una semplice formula (la sua forma più conosciuta è: “Signore Gesù
Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore) in modo che essa diventi una
preghiera costante.
Mt 6,7-15 “Voi pregate così”
![](file:///C:/Users/ASUS/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image001.png)
Il cuore di ogni vera preghiera non risiede tanto in
ciò che diciamo o che chiediamo, Dio sa già, ma ci lascia chiedere perché quel
chiedere serve a noi, a chiarire in noi, a scavare in noi. Ma la cosa più
decisiva della preghiera è accorgersi. Ma accorgersi di cosa? Di un Padre,
cioè di una relazione significativa e decisiva per la nostra vita.
La preghiera serve a ricordarci un rapporto, una
relazione, un legame.
Finchè Dio esiste da una parte e la mia vita
dall’altra, allora la sua esistenza non riempie di nessun significato la mia
vita, ma quando mi accorgo che egli non solo esiste ma che mi ama, allora tutto
cambia. Ogni vera preghiera rende visibile questo legame. E lì troviamo la
forza per spostare le montagne. Imparare a pregare significa scoprire questa
relazione. Gesù insegna una “preghiera” non una formula. Le parole di Gesù sono
parole da vivere prima ancora che da dire (L. Maria Epicoco)
Traccia per la condivisione
1)
Al
confronto con quanto hai ascoltato o letto cosa deve cambiare nel tuo modo di
pregare?
2)
Quali
le maggiori difficoltà quando preghi?
3)
Prova
a fare memoria e se vuoi anche a raccontare un’esperienza di preghiera in cui
hai sentito più vicino Dio e ti sei sentito più vicino agli altri?
4)
Esercitati
questa settimana a pregare “perdendo tempo con Dio”
Augusta 21 febbraio 2018
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