E’ stata un’ultreya preceduta da una bella accoglienza, con canti e musica. Bella la vivenza resa dal fratello Caruso, ben appropriati gli echi e la sintesi di don Angelo Saraceno.
L’evangelizzazione dei “lontani”, dei “non praticanti” dei “non credenti” è una delle preoccupazioni della chiesa << Evangelii nuntiandi – 52.55-56 >> ed è questo l’obiettivo che viene chiesto al nostro movimento, obiettivo fortemente preferito dai componenti dei “Gruppi Personali” nel loro programma apostolico” e verificato dalle vivenze rese soprattutto nel corso delle Ultreyas.
Guardiamo
come ha agito Gesù nei due opposti ambienti dei pubblicani e dei farisei.
Dall’ambiente dei pubblicani ha chiamato Matteo (Mt.9,9 e segg) dall’ambiente
dei farisei ha chiamato Saulo di Tarso(Filipp.3,5; Att 23,6) e poi ha
comunicato loro le proprie ansie apostoliche, facendole delle << vertebre >> ed i risultati non sono mancati.
Il messaggio è allora
chiaro: per i prossimi cursillos si
individuino le << vertebre >>.
Nei gruppi dell’
ultreya di Augusta del 25 settembre, riunitisi dopo la vivenza e gli echi, si è
parlato anche di questo: “dobbiamo preparare ad ogni costo il “lievito ed il
sale” soprattutto nei nostri ambienti, si é ribadito, per comunicare la nostra
inquietudine apostolica soprattutto ad alcuni elementi per farne delle << vertebre >> e responsabilizzarli alla evangelizzazione del
loro proprio ambiente.
Non interessa una
“vite” piena di foglie ma senza frutto.
Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io
sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non
porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti
più frutto ( Giovanni 15,1-8).
Coltivare la vite è facile, ma per far si
che faccia frutto sono necessari: il sole della
fede, la temperatura
mite di chi ama, di chi è dolce e paziente, e l’altitudine dell’uomo equilibrato e
che sa trovare la giusta misura. In
mancanza di questi requisiti i tralci non fruttificheranno e si riempiranno di
inservibili foglie.
Luigi Majorca