martedì 6 maggio 2014

Don Marco Ramondetta
di Davide Muccio
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Imboccando la via Piazza Armerina, a Siracusa, gli occhi scorgono di fronte all’Istituto “IPSIA” una serie di palazzine, mentre la memoria ricorda un piccolo casolare (per leggere tutto l'arcilo clicca sotto su continua a leggere)
con un campo di pallavolo – o meglio, una rete per giocare a pallavolo su un “campo” d’asfalto-. In quel piccolo casolare c’era la sede di una parrocchia senza chiesa, e dei ragazzi attorno a un tavolo da ping pong, all’occorrenza trasformato in un tavolo da riunioni. Attorno a questo tavolo si riunivano i “ragazzi del Campo Base”(i pulcini dei cursillos) , compreso lo scrivente, per confrontarsi sulle esperienze che quotidianamente facevano di Gesù. All’esterno, invece, lupetti, reparto e clan del gruppo Scout Siracusa 15, cantavano e pregavo immersi in una natura selvaggia e desolata. Ma quella sede era anche frequentata da ragazzi esterni ai gruppi scout o campo base, da ragazzi che passavano i pomeriggi strimpellando una chitarra che li accompagnava nel canto di un nostalgico Lucio Battisti o correndo e divertendosi dietro un pallone da calcio. A tutti piaceva esser chiamati “i ragazzi della sede”. Marco è stato un campista, uno scout, un ragazzo della sede. Ha imparato il senso del servizio, a prendersi cura dell’altro, soprattutto dei poveri e dei piccoli, ha imparato a trasmettere ai bambini del catechismo l’amore che il Signore stesso gli ha donato. Poi, il 6 dicembre 2003 è arrivata la chiesa, la chiesa della parrocchia, la chiesa di Sant’Antonio di Padova, la chiesa di ciascuno di noi. Più che chiesa, è la casa di ciascuno di noi, la casa dove Marco ha imparato che esiste una fratellanza che cresce di giorno in giorno, che ci fa sentire sempre più responsabili dell’altro. Qualche hanno dopo, nel 2006, Marco comprende chiaramente che il Signore lo chiama ad una speciale consacrazione e, seguendo il suo desiderio del cuore, fa il suo ingresso al propedeutico prima e al seminario poi. E nonostante le fatiche, i dubbi, gli ostacoli, Marco non smette mai di sentire dentro il suo cuore quella gioia e quella serenità che solo il Signore può donare. All’interno della comunità del seminario, ma anche presso lo Studio Teologico San Paolo di Catania dove ha conseguito il Baccalaureato in Teologia, Marco incontra tanti compagni di viaggio, tanti volti di persone che cercano il Signore, tanti sacerdoti con cui confrontarsi, professori e colleghi con i quali approfondire argomenti teologici. L’ultimo anno di formazione, divenuto diacono a ottobre scorso, Marco è stato stretto collaboratore dell’Arcivescovo di Siracusa, mons. Salvatore Pappalardo, per la visita pastorale alle realtà diocesane, dove si è arricchito incontrando volti, stringendo mani, ascoltando i desideri, le aspettative, le inquietudini della gente.
Il 25 aprile scorso, in cattedrale, il diacono Marco Ramondetta è stato consacrato sacerdote, e nella sua prima Messa, celebrata il 26 aprile nella chiesa parrocchiale Sant’Antonio di Padova, ha ringraziato il Signore per il dono della vocazione, nata e cresciuta in mezzo alla gente, tra i catechisti, il campo base e gli scout, il cursillos e i missionari del Vangelo, la caritas e il coro. Tutti e ciascuno sono presenti nel cuore di questo giovane prete che si è sempre contraddistinto per la sua bontà. E questa bontà caratterizzerà il Suo ministero sacerdotale. Come direbbe Gaston Courtois, siamo certi che la sua sarà una Bontà fatta di benevolenza, di « benedizione », di be­neficenza, senza nessun complesso di superiorità, ma con totale umiltà e tenerezza. Bontà che si esprime nella gentilezza dell'accoglienza, nella disponibilità al servizio, nella preoccupazione della felicità altrui. Bontà che dona e che perdona fino a dimenticare le offese, come se non fossero mai esistite. Bontà che tende a quel Crocifisso Risorto, presente nell'altro, le mani, lo spirito e soprattutto il cuore, senza rumore di parole, senza dimostrazioni intemperanti. Bontà che conforta, che consola, che ridona coraggio e aiuta con discrezione l'altro a superare se stesso. Bontà che rivela il Signore in modo molto più efficace di molte belle prediche, e che attira a Lui più di tanti bei discorsi. Bontà carica di semplicità, di dolcezza, di carità profon­da che non tralascia nessun particolare per creare un'at­mosfera simpatica e inebriare d’Amore i fratelli che avrà modo di servire nel Suo cammino. 

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