martedì 1 aprile 2014

Seconda lectio divina sulle Parabole del Regno a cura  don Nisi Candido Recensione di Piera Majorca. Per leggere tutto l'articolo cliccare in basso su continua a leggere.

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 Le parabole raccontate da Matteo al capitolo 13 del suo vangelo ci invitano alla conversione, a prendere l'impegno a non farsi trascinare dalle vanità e dalle tentazioni  del mondo.
Nella I° parabola, quella del buon seminatore, si mettono in evidenza le difficoltà che  il proprietario
del campo incontra nel periodo della crescita del grano a causa dell'infestazione della zizzania, una pianta parassita che vive a discapito del buon grano e che viene sparsa di notte dal nemico, quando tutti dormono.
 Gesù, il buon seminatore, ci fa notare che il nemico agisce di notte, al buio, quando nessuno lo vede e lo disturba. Ma ci dice anche che il grano, cioè il bene, continua a crescere di giorno e di notte, sia che il proprietario del campo dorma  sia che vegli. E alla domanda dei servi: "dobbiamo estirpare la zizzania?" , Egli (Gesù) risponde con un no, perchè insieme alla pianta infestante, potrebbe essere estirpata anche la buona spiga che, nel frattempo,è giunta a maturazione.
Una prima cosa che balza agli occhi del lettore è la diversa focalizzazione da parte dei contadini e da parte di Gesù. I primi vedono la zizzania, il male che, per sua natura, è sempre più visibile e vorrebbero estirparla; Gesù, invece , vede il grano, il bene, e non vuole rischiare di danneggiarlo: E' ciò che succede a tutti i cristiani: la paura che il male possa sopraffarci e non teniamo conto che il bene a lungo andare avrà la meglio.
Gesù ci dice, infatti che c'e un tempo per la tolleranza seguito dal tempo di rendere conto delle nostre azioni e allora il male non avrà futuro e " i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro".
Nelle parabole successive si identifica il buon cristiano con un granello di senape o un pizzico di lievito, e ci si stupisce nel vedere come quel piccolo seme dia origine ad una pianta così grande, o quel pizzico di lievito ad una grande massa di pasta.
E qui vorrei fare una mia considerazione. Chi meglio di S. Francesco o di Madre Teresa possono identificarsi con la senape o il lievito? Entrambi sono scomparsi al mondo, hanno rinunciato alle sue vanità e tentazioni, si sono annullati, fatti piccoli e umili, spesso derisi e sbeffeggiati.
Ma quanto frutto hanno prodotto?. Non credo sia possibile quantificarlo. E' Certo, però che la loro preghiera, le loro azioni hanno portato alla vera conversione del cuore migliaia di cristiani e di non cristiani.
A questo punto, Don Nisi Candido, conclusi i primi due momenti: quello della " lectio e quello della meditatio, ci invita all'oratio, la preghiera"
" Signore fortificaci nella fede, rendici forti nelle difficoltà, aiutaci ad accettare la tua volontà. Aiutaci a vedere il bene prima che il male; fa si che non diventiamo giudici del nostro prossimo e che riusciamo a coglierne le virtù anzichè i difetti; aiutaci a morire al mondo e a rinascere e vivere in Dio."

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