domenica 23 ottobre 2016

LA RUBRICA DI MARCO BAUDO

L'UMILTA'

Non voglio nascondere la mia passione per la lettura. Se non fosse per il lavoro, sarei un accanito divoratore di libri. In tutta la letteratura mistica, biografica o commentata, ho sempre trovato dei riferimenti all’umiltà. L’umiltà è il minimo comune multiplo del misticismo. Prendendo per mano un qualunque dizionario troveremo che l’umiltà è definita come la qualità di essere umile; atti di deferenza, cortesia, gentilezza, sottomissione o modestia. Il termine deriva dalla radice latina “humilitas” che vuol dire “piccolezza”. Questa definizione non suggerisce
alcun senso di avvilimento di sé. Grandi malintesi risultano dalla trasposizione frequente nell’impiego dei termini umiltà e servilismo. Il servilismo comporta l’esistenza in un gruppo di una condizione di schiavitù o di servitù, l’umiltà, al contrario, è una motivazione interiore e volontaria. Gesù stesso non si considerava migliore di chiunque. Diceva: “Le cose che faccio le farete voi e anche di più grandi”. Ogni guida di uomini conosciuta dalla storia ha posseduto l’umiltà. Troviamo, come dicevo in premessa, qualche commento edificante sull’umiltà nella letteratura. Sir Thomas Moore chiamava l’umiltà: “quelle piccola e graziosa radice dalla quale fioriscono tutte le virtù divine”. Shakespeare scriveva: “in verità non c’è niente per un uomo che serva più di una tranquillità modesta e dell’umiltà”.
Ritengo che ognuno di noi sia un elemento inseparabile dell’anima del tutto, una parte di Dio e che quindi ogni uomo, donna, bambino sono allo stesso modo una parte della tonalità di Dio; è per questo che dovremmo sforzarci di onorare tutti gli uomini in quanto tali. Ognuno di noi contribuisce, positivamente o negativamente, ma i due aspetti, mi piace ricordare, sono necessari, alla manifestazione dell’universo.

Marco Baudo

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