Non voglio nascondere la mia passione per la lettura. Se non fosse
per il lavoro, sarei un accanito divoratore di libri. In tutta la letteratura
mistica, biografica o commentata, ho sempre trovato dei riferimenti all’umiltà.
L’umiltà è il minimo comune multiplo del misticismo. Prendendo per mano un
qualunque dizionario troveremo che l’umiltà è definita come la qualità di
essere umile; atti di deferenza, cortesia, gentilezza, sottomissione o
modestia. Il termine deriva dalla radice latina “humilitas” che vuol dire “piccolezza”.
Questa definizione non suggerisce
alcun senso di avvilimento di sé. Grandi malintesi risultano dalla trasposizione frequente nell’impiego dei termini umiltà e servilismo. Il servilismo comporta l’esistenza in un gruppo di una condizione di schiavitù o di servitù, l’umiltà, al contrario, è una motivazione interiore e volontaria. Gesù stesso non si considerava migliore di chiunque. Diceva: “Le cose che faccio le farete voi e anche di più grandi”. Ogni guida di uomini conosciuta dalla storia ha posseduto l’umiltà. Troviamo, come dicevo in premessa, qualche commento edificante sull’umiltà nella letteratura. Sir Thomas Moore chiamava l’umiltà: “quelle piccola e graziosa radice dalla quale fioriscono tutte le virtù divine”. Shakespeare scriveva: “in verità non c’è niente per un uomo che serva più di una tranquillità modesta e dell’umiltà”.
alcun senso di avvilimento di sé. Grandi malintesi risultano dalla trasposizione frequente nell’impiego dei termini umiltà e servilismo. Il servilismo comporta l’esistenza in un gruppo di una condizione di schiavitù o di servitù, l’umiltà, al contrario, è una motivazione interiore e volontaria. Gesù stesso non si considerava migliore di chiunque. Diceva: “Le cose che faccio le farete voi e anche di più grandi”. Ogni guida di uomini conosciuta dalla storia ha posseduto l’umiltà. Troviamo, come dicevo in premessa, qualche commento edificante sull’umiltà nella letteratura. Sir Thomas Moore chiamava l’umiltà: “quelle piccola e graziosa radice dalla quale fioriscono tutte le virtù divine”. Shakespeare scriveva: “in verità non c’è niente per un uomo che serva più di una tranquillità modesta e dell’umiltà”.
Ritengo che ognuno di noi sia un elemento inseparabile
dell’anima del tutto, una parte di Dio e che quindi ogni uomo, donna, bambino
sono allo stesso modo una parte della tonalità di Dio; è per questo che dovremmo
sforzarci di onorare tutti gli uomini in quanto tali. Ognuno di noi
contribuisce, positivamente o negativamente, ma i due aspetti, mi piace
ricordare, sono necessari, alla manifestazione dell’universo.
Marco Baudo
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