Giorno 31 maggio ore
18.00 presso il "centro utopia di Augusta" é stato proiettato
il film “Un giorno devi andare”. Un film ben scelto da Peppe Tringali, responsabile dell'treya, film da
rivedere per la molteplicità dei temi che ha proposto. Interessante il numero
dei partecipanti. Dopo un importante dibattito, é seguita una frugale cena
condivisa.
La recensione a cura di Piera Majorca
Il film parla di una giovane donna veneta che, per
sfuggire al dolore per la morte del figlio e all'abbandono del marito, sceglie di
andare con una suora missionaria, in Brasile . Inizia il suo viaggio su di un
barcone chiamato "Itinerante", proprio perchè va di villaggio in
villaggio portando agli Indios la parola del vangelo e cercando di indurli ad
accettare i sacramenti.Tuttavia quel tipo di vita non la soddisfa, è sempre
triste; finché un giorno, arrivate a Manaus, città sul fiume Rio Negro, quasi
alla confluenza con il Rio delle Amazzoni, decide di fissarvi la sua dimora. E'
un quartiere dei più degradati e poveri
della città; gli abitanti vivono in palafitte precarie e misere che spesso
vengono portate via dall'acqua. La donna ,però, sembra ritrovare la serenità, e si
mette a disposizione di quella gente aiutandola a trovare un lavoro o
prendendosi cura dei tanti bambini che spesso sono abbandonati a sè stessi.Fa amicizia con una giovane brasiliana che ha avuto un
bimbo "così, è successo " e che quando lei è assente per lavoro,
affida al papà. E questi un giorno decide di venderlo. Alla madre dice poi che
il fiume, ingrossato dalle piogge torrenziali, se l'è portato via. E' un giorno
triste per tutti e particolarmente penosa è la scena del funerale con quella
piccola bara bianca e vuota. Augusta, questo è il nome della giovane veneta,
rivive il suo dolore; ma nonostante tutto, decide di rimanere anche quando la
giovane brasiliana parte per l'Italia con la suora missionaria. Qui conosce la
mamma e la nonna di Augusta che è ricoverata in ospedale. Nella stanza c'è
un'altra anziana donna gravemente
ammalata e bella è la preghiera che la brasiliana recita sul suo letto di morte:
un ringraziamento alle varie membra del corpo che hanno dato gioia e serenità a
quanti sono stati loro vicini.Il film, che nonostante somigli più ad un documentario
con troppi silenzi, dà alcuni seri spunti di riflessione; ad esempio il senso
di appartenenza alla comunità di cui si appropria l'Augusta e che se la prende
con coloro che se vanno perchè cercano un futuro migliore.In fondo, però è ciò che ha fatto lei stessa: ha
lasciato la sua comunità in Italia per cercare altrove serenità e pace.
Infine il film fa riflettere sulla scelta di certi missionari, poco lungimiranti, che scendono
a compromessi, sapendo di violare l'ambiente e le convinzioni di quella gente, pur di fare accettare loro i sacramenti in modo frettoloso e
superficiale.
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